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mercoledì 10 maggio 2017

Lo sento aggrovigliato alla trachea, ad ogni respiro viene spinto a forza più in basso. Si dirama per la colonna. Ad intervalli riempe i polmoni, fino in fondo, fende il diaframma e invade lo stomaco. E via, giù per l'intestino, penetrando nella vescica e da li al pube, mentre i suoi artigli restano ancorati alla gola, tirando giù le tonsille e intorpidendo il cervello.I muscoli delle spalle tremano rigidi, le braccia si addormentano per il poco flusso di sangue, tutto è bloccato, immobile nel sentirlo.
Lui scorre.
Veloce, lento, impegnato, occupato frenetico versatile lontano vicino calmo ansioso.
Come sempre,
come se per se lui non esistesse,
come se fosse altro da quello che è,
come se non fosse il tempo. 

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